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L’attuale narrazione mediatica e politica della guerra in Ucraina appare oggi monolitica. L’analisi del conflitto dell’invasione russa si è strutturata in modo unitario giungendo a definire una concezione comunemente accertata e con poche dissonanze.
Un’unica armonia sembra risuonare in studi televisivi e salotti politici. Analizzando il recente passato questo univoco colore interpretativo della guerra e della situazione in Ucraina inizia però presto a scricchiolare.
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Tweet cancellati, articoli dimenticati e prime pagine ormai archiviate rivelano una pluralità di visioni divenute oggi solo un lontano ricordo. Basta spulciare il passato social per scoprire opinioni, accuse sorprendenti e idee lontane dall’attuale litania univoca.
Emergono allora echi di protesta di insospettabili commentatori, oggi in linea con la narrazione dominante, puntare il dito contri i movimenti neonazisti ucraini. Prime pagine intere biasimare, ieri, la stratificata presenza nazista nella società ucraina e oggi inneggiare al contrario alla resistenza ucraina di Azov. Dalla croce uncinata al paragone con l’epopea partigiana: un salto più lungo della gamba senza dubbio.
L’intervento in diretta di Fabio Duranti
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